Quando identità significa libertà

Quella mattina, in chiesa, avevo cercato in tutti i modi di trattenere le lacrime.

Non sono solita commuovermi. Mio marito, invece, alla fine della cerimonia del nostro matrimonio, per esempio, aveva gli occhi rossi dal tanto piangere… ed io? 

Niente proprio, ragazze!

Non perché non fossi emozionata. Tutto mi aveva toccato nel profondo. Semplicemente, avevo l’abitudine di sorridere la maggior parte del tempo. Per diciassette anni, quell’atteggiamento aveva aiutato molto il nostro matrimonio.

Ma quella domenica fu diverso. 

Ci credi? Quella mattina, perfino mia figlia di undici anni era riuscita ad intuire il mio stato e, una volta tornata a casa, si mise a pulire e a piegare il bucato per tutto il pomeriggio. Era moltissimo per lei, credimi!

Io, invece, ero completamente ed irrimediabilmente annientata.

Potrei dirlo in un milione di modi. Potrei ricamarci su parole meravigliose o girare intorno alla verità cercando di dimostrare a me stessa di essere forte e positiva. Ma non sarebbe appropriato. Il mio cuore aveva semplicemente bisogno di essere rimesso al suo posto e le mie lacrime erano il risultato dell’opera dello Spirito Santo in me. È stato spiacevole, caotico e meraviglioso allo stesso tempo. 

Ancora una volta ero finita ai piedi della croce. 

Stavamo cantando.

“Cristo ha pagato tutto, tutto devo a lui.” 

Oh, il mio cuore aveva bisogno di cantare.

Stavamo cantando delle parole incentrate su cose diametralmente opposte a quelle di questo mondo. Parole che offrivano adorazione invece di distruzione. Parole che innalzavano il nome di Cristo invece di innalzare l’uomo. Parole che non avevano niente a che fare con me e tutto a che fare con Lui. 

“Oh, lode a Colui che ha pagato il mio debito ed è risuscitato.” 

Una nuova identità. La vita oltre la morte. Una dolce liberazione, una volta per tutte. 

Una liberazione che, ammettiamolo, ogni giorno abbiamo bisogno di riconsiderare, visto che le onde di questo mondo in tempesta sbattono così violentemente su di noi. I giornali sbattono in prima pagina tragedie internazionali e disordini nazionali mentre il nostro cuore grida per le ingiustizie sempre più vicine a noi. È dura da ammettere, ma quando quelle onde sbattono sulle nostre spalle giorno dopo giorno, ci sembra che la liberazione sia troppo lontana perché possa realizzarsi.

Ma, nel caso in cui non l’avessi mai sentito dire prima, il mondo non sta vincendo. 

“Il tuo nome è alto più dei cieli…” 

“Alleluia, nome al di sopra di ogni nome…” 

“Noi ti esaltiamo…” 

Eppure, quante volte perdiamo tempo ad esaltare la nostra identità terrena che è prossima a svanire… 

Nel capitolo 7 di Ester vediamo come ella stia camminando sul filo del rasoio, in bilico fra due diverse identità: quella che il re aveva sempre visto e quella che stava per scoprire. Entrambe avevano dei pro e dei contro: conforto, sicurezza e tranquillità a seconda dei momenti, ma, alla fine, solo una avrebbe portato la libertà reale ed eterna.  Era dunque arrivato il momento di uscire allo scoperto. Per Ester era ormai giunta l’ora in cui la sua vera identità l’avrebbe resa libera. 

Anche noi spesso vacilliamo da entrambe le parti, no? In bilico fra il mondo e chi siamo in Cristo. A volte sono necessari dei momenti difficili e un ritorno alle orme della croce per ricordare la nostra vera identità.

Ed è proprio lì che troviamo una grazia sconvolgente e inaspettata ed è solo lì che ritroviamo la nostra vera identità.

Chiusi i miei occhi e continuai a cantare. 

Non erano più solo parole su uno schermo ma parole vivificanti, che stavano penetrando fin nel profondo della mia anima. Parole che stavano rischiarando luoghi nascosti, parole che portavano speranza e guarigione in quella guerra che era intorno a me e nel profondo del mio cuore. Lasciai dunque che le lacrime scendessero indisturbate. Non erano più lacrime di disperazione ma lacrime di grande speranza e libertà perché mi era stato ricordato a Chi appartenevo. Adesso ascoltami, quelle onde non scalfiscono minimamente la persona di Dio. 

La battaglia infuria intorno a noi, ma, cara figlia di Dio…

“Va tutto bene…” 

Quanto tempo è che non torni ai piedi della croce? Oggi, piega le tue ginocchia nella Sua grazia e lascia che abbia inizio quel processo di liberazione… 

“Non te l’ho io comandato? Sii forte e coraggioso; non ti spaventare e non ti sgomentare, perché il SIGNORE, il tuo Dio, sarà con te dovunque andrai.” (Giosuè 1.9)

Ai Suoi piedi,

Parliamone: perché non ci racconti come hai conosciuto Cristo? È sempre bello ricordare la nostra liberazione e rallegrarci in essa.

Studio biblico correlato

Vorresti ricevere notifiche di nuovi blog?

Recente